Gestione condivisa degli approvvigionamenti: impatti della crisi e prospettive
Pubblicato il 30 Novembre 2021

Messi in seria difficoltà dall’emergenza sanitaria, fornitori e distributori dei beni di largo consumo hanno dovuto dare prova della massima adattabilità, resilienza e reattività. Durante questi mesi così complicati la gestione collaborativa degli approvvigionamenti si è dimostrata un’efficace soluzione per risolvere i problemi manifestati dal settore. Ripercorriamo gli eventi che hanno dovuto affrontare le supply chain e le modalità con cui hanno reagito, ma anche le prospettive che la crisi ha generato.
La gestione degli approvvigionamenti è stata particolarmente colpita dalla pandemia di Covid-19. Gli effetti cumulativi delle restrizioni sanitarie, del fermo totale o parziale di numerosi impianti industriali, magazzini e imprese di trasporto, e della domanda in consistente aumento di taluni prodotti (in particolare, i beni di prima necessità) e in calo di altri (ad esempio, i cosmetici) hanno messo a dura prova le supply chain tradizionali.
Di fronte a questa nuova realtà, si assiste alla necessità di trasformare i modelli di approvvigionamento per renderli più flessibili, più resilienti e meno dipendenti dagli imprevisti. Che effetti ha avuto l’emergenza sanitaria sugli approvvigionamenti? Quale futuro si prospetta per le supply chain, componenti fondamentali delle attività delle aziende?
Una domanda ricalibrata sugli elementi fondamentali
Supermercati presi d’assalto, scaffali svuotati, difficoltà nel reperire carta igienica, pasta o farina. Sin dal primo lockdown, gli Italiani hanno modificato le proprie abitudini di consumo concentrando fortemente i loro acquisti sui prodotti per l’igiene e sui beni di prima necessità (+65% per la pasta e +53% per il riso1). Dopo la chiusura di bar e ristoranti, non esistevano molte altre alternative alla cucina casalinga, di conseguenza i punti vendita della Gdo hanno fatto registrare nel 2020 performance commerciali da record2.
Parallelamente, sempre lo scorso anno, settori come la cosmetica e il tessile-abbigliamento hanno evidenziato un netto calo di fatturato, rispettivamente di -12,9%3 e -19,7%4 . In seguito a questa flessione, alcune aziende hanno scelto di mettere in stand-by i propri progetti e investimenti, altre, al contrario, hanno optato per un’accelerazione delle iniziative di trasformazione aziendale con l’obiettivo di conquistare posizioni più competitive sul mercato nel momento in cui sarebbe arrivata la ripresa.
Il fronte dei fornitori e dei distributori
I primi picchi fatti registrare dalla domanda all’inizio dell’emergenza sanitaria hanno suscitato grandi scompensi nei fornitori, i quali sono stati presi letteralmente alla sprovvista da comportamenti di consumo assai inconsueti e massicci, mentre cercavano di elaborare strategie per proporre quantità di merci congrue in periodi di difficoltà come quello attraversato.
I distributori, dal canto loro, si sono dimostrati inizialmente comprensivi e, dinanzi all’eccezionalità del periodo, hanno risposto adottando misure speciali. Hanno ad esempio tollerato con una certa elasticità i ritardi nelle consegne e gli aumenti degli stock di sicurezza. Oppure hanno ridotto drasticamente l’offerta per concentrarsi sulle referenze essenziali.
Ma questo “stato di grazia” è durato poco, e già durante il secondo lockdown i distributori hanno dovuto rivedere le loro crescenti esigenze autorizzando un rapido incremento degli stock con l’avvicinarsi del periodo natalizio, per poi far scendere nuovamente i livelli di scorte una volta passate le feste. Nell’ottica di un terzo eventuale lockdown, i distributori hanno inoltre chiesto alle aziende di essere in grado di garantire fino a 45 giorni di stock, pari a oltre 6 volte la durata normale (solitamente 7 giorni)!
La grande distribuzione sotto i riflettori
Nei periodi di lockdown la grande distribuzione ha dovuto ottemperare a una missione di pubblica utilità – restare aperti e soddisfare adeguatamente i clienti – senza tuttavia trascurare i propri risultati finanziari e gli stock. I punti vendita della Gdo hanno saputo raccogliere in modo egregio una simile sfida facendo registrare, nel corso del 2020, performance commerciali da record.
Inoltre, nonostante la preannunciata perdita di terreno di fronte a tendenze già in atto come la predilezione per i prodotti locali o stagionali, il boom dei prodotti bio e l’ascesa del canale online, in questo periodo di crisi la grande distribuzione ha dimostrato di saper mantenere salda la propria posizione di assoluto rilievo.
Verso una gestione più collaborativa degli approvvigionamenti
La condivisione, la collaborazione e lo scambio reciproco di informazioni rappresentano fattori chiave per garantire una supply chain più resiliente, agile e reattiva. I professionisti del settore sono tutti concordi riguardo al fatto che, non appena usciti dalla crisi, si assisterà con buona probabilità a un’iniezione di nuovi investimenti per ridisegnare le supply chain.
Più in particolare, la gestione collaborativa potrebbe subire un processo di democratizzazione a livello di approvvigionamenti. Sempre più fornitori e distributori, infatti, ci si auspica possano rendersi conto dell’importanza di condividere i dati essenziali per la governance degli approvvigionamenti come quelli relativi ai livelli di stock, ai livelli di servizio, agli articoli mancanti e alle eccedenze, ma anche i dati sulle vendite e sulle promozioni, le informazioni sui prodotti scaduti o su quelli in scadenza ecc.
Tutto questo è già sin d’ora tecnologicamente possibile grazie a una piattaforma collaborativa unica che, permettendouna gestione condivisa degli approvvigionamenti sulla base di diversi modelli di collaborazione, consente di gestire al meglio gli stock e di prendere rapidamente le decisioni, offrendo una visione d’insieme a vantaggio di tutti i player coinvolti.
Grazie ad un sistema VMI (Vendor Managed Inventory) per la gestione condivisa degli approvvigionamenti, le supply chain non risentirebbero in misura così elevata delle pressioni createsi per effetto dell’emergenza sanitaria: questi modelli e le soluzioni tecnologiche che li sostengono sono progettati specificamente per accrescere la reattività e la resilienza degli approvvigionamenti.
I fornitori, il motore dell’innovazione
Il passaggio a una gestione condivisa degli approvvigionamenti avverrà molto probabilmente sotto l’impulso dei fornitori anziché dei retailer. Saranno infatti le aziende leader nei vari settori alla ricerca di vantaggi competitivi in un contesto fortemente concorrenziale a richiedere l’adozione di tali prassi. La maturità acquisita nel tempo consentirà poi loro di offrire i propri prodotti in una veste alternativa, come “product as a service”, ossia abbinandovi una dimensione di servizio e la creazione di valore nel lungo periodo.
I distributori, invece, si concentreranno senza dubbio sulle filiere più direttamente sotto il loro controllo (private label, primi prezzi, filiera etica) focalizzando i propri sforzi sull’ottimizzazione del trasporto e della logistica. Per i retailer, quindi, si tratterà di consolidare e massificare la loro attività.
Gestione collaborativa degli approvvigionamenti: un must?
La crisi del Covid-19 ha messo in luce le fragilità di un modello globalizzato che si riteneva fosse immutabile. Di fronte a interrogativi chiave, quale ad esempio “questa pandemia è foriera di altre crisi future?”, nessuno è in grado di fornire risposte inconfutabili.
Ma una cosa è certa: occorre trarre insegnamento dalla situazione che stiamo attraversando e ristrutturare al più presto le supply chain affinché restino competitive e siano in grado di affrontare le avversità di oggi e di domani.
Per gestire al meglio i rischi, non basta conoscerli e farsi trovare preparati: bisogna anche disporre di una supply chain affidabile e capace di adattarsi rapidamente alle contingenze e alle situazioni inaspettate. E per questa adattabilità, questa resilienza, questa reattività , una gestione degli approvvigionamenti più collaborativa sarà fondamentale.
1https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/italia-riparte/2020/05/02/news/i_consumi_durante_il_lockdown_dalla_spesa_bunker_al_comfort_food-255468223/
2https://www.gdonews.it/2020/12/15/nielsen-nel-2020-la-gdo-con-crescita-record-discount-ed-e-commerce-sopra-tutti/
3https://www.confartigianato.it/2021/06/studi-trend-imprese-della-moda-nella-pandemia-persi-206-miliardi-di-euro-di-ricavi-ma-cresce-la-qualita-del-made-in-italy/
4https://www.cosmeticaitalia.it/documenti/a_centrostudi/consumi/I_numeri_della_cosmetica_2021_.pdf

Ridurre i livelli di stock dei clienti, garantendo loro al contempo un tasso di servizio ottimale, è una delle sfide principali in ambito logistico. La gestione condivisa degli approvvigionamenti è una pratica che consente di ottenere proprio questi risultati

Il Vendor Managed Inventory (VMI) è un processo collaborativo in cui un cliente si allea con il fornitore per migliorare la performance degli approvvigionamenti: i vantaggi sono numerosi, misurabili e condivisi tra le due parti

Esiste una molteplicità di modelli di gestione condivisa degli approvvigionamenti, che puntano tutti a miglioramenti quantificabili in termini di riduzione dei livelli di stock e aumento dei livelli di servizio.
