E-commerce per il settore moda: una sfida imprescindibile

Pubblicato il 17 Dicembre 2020

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Fernando Hurtado
Fernando
Hurtado
Territory Sales Manager Supply Chain Solutions
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Distribuzione
E-commerce
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  • I marchi che prima del Coronavirus avevano adottato strumenti e strategie di commercio online sono riusciti ad attenuare le difficoltà della crisi e a sfruttare le occasioni di crescita che questa ha portato con sé, nonostante tutto. 

  • Le precauzioni sanitarie adottate nei negozi spianeranno la strada al commercio elettronico, il quale diventerà probabilmente il principale canale di vendita per il settore della moda. 

La crisi innescata dal Coronavirus ha agito da catalizzatore su molte transizioni già in corso e quella del commercio elettronico è senza alcun dubbio una delle più evidenti. D’altronde, i mesi della quarantena hanno certamente segnato un prima e un dopo per questo settore.

Il canale online non regredirà tanto facilmente

Si tratta di una rivoluzione che ha interessato tutti i settori, e quello della moda non poteva fare eccezione. Lo scoppio della crisi è stato fronteggiato in maniera adeguata da tutti quei marchi e quei rivenditori che si sono dotati di una serie di strumenti più o meno sofisticati per approcciarsi al mondo dell’e-commerce, attraverso i quali hanno potuto arginare le ingenti perdite subite da molti negozi ed esercizi tradizionali. In alcuni casi, come quello del gigante spagnolo della moda Inditex che controlla, tra gli altri, il brand Zara, le vendite online sono aumentate del 50% nei primi tre mesi del 2020, sfiorando ad aprile tassi di crescita del 95%. Non a caso, l’attuale scommessa strategica di questo grande marchio è quella di incrementare le proprie vendite online dal 14% al 25%.

A livello globale – secondo il rapporto “The State of Fashion 2021” realizzato da BoF e McKinsey & Company – nei primi otto mesi del 2020 la quota delle vendite online di abbigliamento su quelle totali del settore è quasi raddoppiata passando dal 16% al 29%, una crescita che senza la pandemia si stima sarebbe avvenuta in un periodo di sei anni.

D'altro canto, sono molti i venditori e i marchi che, sprovvisti di canali di distribuzione online o dotati di canali non adeguati, hanno subito i duri colpi inferti dalla crisi e hanno imparato a proprie spese che non ha senso ostinarsi a voler tornare alla realtà pre-Covid, nemmeno nell'improbabile caso di un rapido ritorno alla "normalità". Per questo, la priorità dev’essere potenziare le piattaforme e-commerce e adattare la logistica del magazzino per conciliare i negozi fisici con il commercio elettronico, in modo da alleviare il prima possibile le due eredità più evidenti lasciate dalla pandemia: le giacenze e la mancanza di liquidità. Tutti coloro che non adotteranno in tempi rapidi soluzioni che mettano in moto i canali online difficilmente sopravviveranno molto oltre il 2020.

Le prevedibili difficoltà causate dalle tante misure sanitarie imposte ai negozi non scoraggeranno di certo tutti quei consumatori che attribuiscono agli acquisti una forte componente ludica. Tuttavia, un’altra fetta importante di shopper preferirà affidarsi al commercio online, una scelta che aiuterà l’e-commerce a consolidarsi come canale di vendita fondamentale per il settore della moda.

Adattarsi per ridurre il volume di resi degli acquisti online

I negozi dovranno rivoluzionare la propria natura e integrarsi alle vendite online, molto probabilmente agendo da micro-piattaforme di distribuzione. Crescerà senza alcun dubbio anche il concetto di showroom, dove l’acquirente esamina e prova capi d'abbigliamento che poi vengono inviati direttamente dal magazzino a casa sua attraverso il canale di acquisto online.

Un problema specifico del settore della moda con l’e-commerce è quello dei resi. La reverse logistics è una realtà estremamente complicata per qualsiasi ambito, ma lo è ancora di più per il comparto dell’abbigliamento. Implica infatti operazioni complesse e costose che immobilizzano il prodotto e non apportano alcun valore. La multinazionale svizzera di consulenza KPMG sostiene che il 25% dei prodotti e dei servizi acquistati online finiscono per essere restituiti, percentuale che nel settore della moda sale al 30%. Si tratta di volumi molto alti, tanto che alcune aziende dispongono di magazzini usati esclusivamente per la gestione della merce restituita. I resi online gratuiti sono un'arma a doppio taglio perché, se da un lato è vero che fungono da incentivo agli acquisti, è pur vero che dall'altro generano un flusso di reverse logistics molto difficile da gestire. Eppure, soddisfare queste esigenze è un aspetto imprescindibile per qualsiasi piattaforma e-commerce e le soluzioni tecnologiche come il software di gestione magazzino Generix WMS diventano strumenti irrinunciabili per gestire i resi in modo efficiente ed evitare che questi vadano a compromettere la redditività del sistema nel suo complesso.

Attraverso soluzioni di intelligenza artificiale, alcuni produttori stanno cercando di trasferire l’esperienza d’acquisto del negozio fisico allo shopper online. È il caso della casa di moda Gucci, ad esempio, che sulla sua app e sul social network Snapchat ha messo a disposizione un servizio basato sulla realtà aumentata (AR), con il quale i clienti possono “provare” in maniera virtuale alcuni modelli di scarpe semplicemente inquadrando i propri piedi con la fotocamera del dispositivo mobile e, se lo desiderano, possono effettuare subito l’acquisto con il pulsante dedicato.

Il comparto della moda ha sempre dimostrato di avere grandi capacità di adattamento e di innovazione, nonché di essere una fonte inesauribile di creatività. Con queste attitudini e con soluzioni logistiche solide e collaudate come quelle proposte da Generix Group, la sfida di adattarsi a nuovi canali di vendita e a una logistica in linea con tale cambiamento sarà sicuramente vinta.

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