L'inflazione trasforma la logistica in un asset strategico

Pubblicato il 7 Marzo 2023

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Aurélien Rouquet, docente e ricercatore specializzato nei temi della supply chain, approfondisce per noi le conseguenze dell'inflazione sul settore logistico. Per affrontare le turbative in atto, raccomanda un'evoluzione verso un modello di supply chain più malleabile, capace di riorganizzarsi costantemente, in modo più agile. Vediamo insieme come.

Il periodo che stiamo vivendo è contrassegnato da un'impennata generalizzata dei costi delle materie prime e dei prezzi di tutte le modalità di trasporto, ma anche dalle rivendicazioni salariali nel settore logistico. Che conseguenze ha tutto questo?

Aurélien Rouquet: "La ripresa dell'inflazione ha ripercussioni sui flussi logistici a un duplice livello.

In modo diretto, produttori e distributori devono fare i conti con catene del valore che si sono rimodellate e in cui si assiste a un aumento del potere dei fornitori logistici, specialmente di quelli operanti nel settore marittimo. I costi di trasporto di un container dall'Asia all'Europa sono quintuplicati nel giro di pochi anni. Si è assistito, infatti, a un trasferimento di poteri (o a un riequilibrio, a seconda dei punti di vista) tra i produttori/distributori e i colossi della logistica e del trasporto marittimo, i quali, oggi in misura maggiore rispetto al passato, dispongono dei mezzi per imporre le proprie condizioni e i propri margini.

A valle della catena, nei magazzini e sulle strade, si percepisce una tensione per quanto riguarda l'assunzione e la fidelizzazione dei collaboratori che sono sottoposti a condizioni di lavoro difficili, pressati dai tempi di consegna e dai volumi, con orari di lavoro variabili (turni di notte, weekend, ecc.).

Questi due aspetti messi insieme determinano un aumento dei costi e dei prezzi.

Al contrario, in modo indiretto, il rialzo dell'inflazione a livello globale, gli overstock generati dalla pandemia di Covid e la carenza di materie prime e commodity si ripercuotono sull'organizzazione delle supply chain, che deve quindi essere ripensata. A ciò si aggiunge, naturalmente, la pressione politica e normativa intesa a ridurre le modalità di trasporto ad alte emissioni di carbonio e a sviluppare soluzioni alternative".

 

Con la pandemia di Covid, le aziende si erano preparate a tali impatti?

Aurélien Rouquet: Fino al termine del 2019, esisteva una sorta di pregiudizio secondo cui, in maniera un po’ caricaturale, la logistica si configurerebbe solo come un semplice "tubo", affidabile e poco costoso. Il ritorno alla realtà è stato spietato: tutte le supply chain sono costituite da diversi soggetti che intrattengono rapporti di forza economici, sono tra loro in una iper competizione planetaria e devono fronteggiare rischi di natura geopolitica, oltre a sfide sociali e climatiche. L’emergenza sanitaria ha reso più che evidente tutto questo. Oggi, inoltre, l'intero settore deve fare incessantemente i conti con delle crisi che si susseguono l'una dopo l'altra: il rialzo dell'inflazione, la guerra in Ucraina, il cambiamento climatico ecc. Il contesto di crisi è diventato ormai la nuova normalità nel settore della logistica".

 

Quali sono le possibili soluzioni per rafforzare le supply chain?

Aurélien Rouquet:  "Ne vedo principalmente due:

Da un lato, l'evoluzione verso catene logistiche più malleabili, con l'idea di poterle riprogettare costantemente – non soltanto in funzione dei costi, punto fondamentale per la competitività, ma anche della disponibilità dei prodotti, fattore altrettanto indispensabile. Di pari passo con questa maggiore agilità, bisognerebbe puntare a rilocalizzare alcune produzioni e, in particolare, a ridurre le distanze tra i circuiti di approvvigionamento.

Dall'altro lato, le supply chain devono migliorare la loro resilienza. Questo è possibile grazie alla diversificazione dei fornitori e dei vettori e alla costituzione di stock strategici e stock di riserva, al fine di creare una ridondanza che possa consentire alle aziende di assorbire meglio l'impatto delle variazioni dei prezzi e dei flussi.

La concretizzazione di questi due aspetti impone di rivedere i contratti stipulati con gli operatori della logistica, nonché di agire secondo una logica più aperta, che presupponga una migliore condivisione tra i vari partner dei dati relativi ai flussi logistici. I fornitori di servizi logistici rivestono un ruolo chiave in questa equazione: la loro capacità di organizzazione e di riconfigurazione deve aiutare nel processo di condivisione e di riduzione dei costi. Tuttavia, bisogna stare in guardia: assumendo questo ruolo fondamentale, essi diventano più potenti e potranno col tempo aumentare i loro margini".

 

Sarebbe comunque saggio intervenire a monte della supply chain?

Aurélien Rouquet : "In effetti, per combattere l'inflazione è anche possibile rivedere le promesse di marketing fatte dalle aziende. Ad esempio, estendendo i tempi di consegna, riducendo l'assortimento dei prodotti proposti, ripensando l'offerta per limitare gli articoli invenduti e gli overstock, ma anche rivedendo le caratteristiche e il packaging dei prodotti, più in generale l'ecodesign, l'economia circolare e l'upcycling.

Fondamentalmente, la funzione delle supply chain è assicurare l'equilibrio tra domanda e offerta. Dal momento che la domanda è fortemente instabile, l'infrastruttura logistica deve diventare agile e basarsi su tecnologie all’avanguardia per avere una visione globale e sistemica, quali il software WMS per la gestione del magazzino e TMS per la gestione dei trasporti di Generix,  fondata su indicatori logistici e finanziari, ma anche qualitativi, sociali e ambientali. Così facendo, le catene logistiche diventeranno asset strategici fondamentali per la competitività delle aziende".

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Aurélien Rouquet è professore di logistica alla Neoma Business School e direttore della Revue Française de Gestion. È uno degli autori del libro "La Logistisation du monde" edito da Presses de L'Université de Provence.
 

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